La storia
Quando l’INVALSI ha reso pubblica la possibilità di partecipare al bando per la costituzione dei nuclei di valutazione esterna delle istituzioni scolastiche relativa ai progetti sperimentali VALE e VM ho subito pensato che era l’occasione per aiutare la scuola a migliorare e quindi ho partecipato con entusiasmo alla selezione ed ai corsi di formazione.
Per me era la possibilità di terminare in modo ancora più concreto l’esperienza, iniziata nel 1997, di consulente informatico-economico presso la Direzione Generale del Bilancio del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
Durante quegli anni avevo anche fatto parte della Giunta Esecutiva dell’Istituto Comprensivo frequentato dai miei figli. In questo ruolo ho potuto partecipare all’attività amministrativa di una scuola in un ruolo direzionale facendo un’utilissima esperienza sulle attività quotidiane e straordinarie di una segreteria scolastica.
L’esperienza in NEV
Ho superato lo scoglio iniziale della graduatoria per titoli grazie all’attività di ricercatore in materia di controllo di gestione nella facoltà di economia di Roma Tre – Dipartimento di scienze economiche e giuridiche con il prof. Aguiari. Il tema della ricerca, del tutto innovativo, era l’introduzione del Controllo di gestione in un’istituzione scolastica. Il risultato dello studio è poi stato raccolto nel volume Controllo di gestione per una scuola di qualità, La Tecnica della Scuola (CT) 2005, collana La Bussola di E. Gatto G. Rapisarda G. C. Tolone.
Tutto è proseguito con la grande kermesse della formazione residenziale nell’hotel Sheraton di Roma dove, insieme a molti altri professori e professionisti siamo stati introdotti nel mondo della valutazione delle scuole. In quell’ambiente siamo stati informati sui risultati delle ricerche internazionali sulla valutazione delle scuole, per alcuni di noi sconosciuto. Abbiamo preso atto che l’Italia, dopo tanti anni di studio teorico e di sperimentazioni episodiche, aveva deciso di attuare una metodologia di valutazione che prendeva le mosse dal risultato delle migliori esperienze adattandolo al contesto italiano.
Tutto questo è stato possibile grazie ai fondi PON per la scuola che, molto opportunamente, il MIUR indirizzò a suo tempo verso il finanziamento delle sperimentazioni estese a tutto il territorio nazionale al fine di individuare il modello definitivo d’indagine da utilizzare nel sistema scolastico italiano.
Innanzi tutto occorre ricordare che il fine delle visite del NEV è di aiutare la scuola a funzionare meglio e dare suggerimenti per il suo miglioramento. In questo concordo con quanto scritto da Donatella Poliandri responsabile dell’area valutazione scuole dell’INVALSI: “Le scuole ritengono fondamentale il feedback ricevuto durante la visita, considerando la valutazione in ottica formativa rispetto al loro agire”.
E’ il caso di chiarie ulteriormente a tutti il concetto che il fine delle visite del NEV non consiste nel trovare ed evidenziare gli errori commessi a fini sanzionatori, ma suggerire percorsi di miglioramento.
Sono assolutamente d’accordo sulla composizione del nucleo a tre membri con provenienze diverse. Infatti, il membro con esperienza d’insegnamento provvede alla comprensione dell’attività didattica, quello con competenze statistiche, psicologiche e gestionali fornisce la visione esterna, il dirigente tecnico assicura il coordinamento e la visione dirigenziale dell’USR.
Non voglio entrare nel merito della discussione accademica sulla metodologia adottata, ma desidero raccontare l’esperienza dal punto di vista relazionale.
Entrare in una scuola con lo scopo di capire nel tempo di due o tre giorni sia gli aspetti positivi sia quelli negativi al fine di formulare un giudizio ed un suggerimento per il miglioramento è un impegno non banale per il quale sono necessarie non solo competenze ed esperienze specifiche come detto prima, ma anche la capacità di entrare in sintonia con le persone intervistate. Il tutto deve essere preceduto da una formazione specifica e, infatti, così è stato.
In altre parole occorre entrare nella scuola non come un magistrato inquirente, ma come un ospite inatteso che deve disturbare il meno possibile mentre è presente per svolgere il suo lavoro durante il normale corso dell’attività didattica.
Con questo spirito ho partecipato dapprima alle sperimentazioni del Valutazione & Miglioramento e VALES e poi ai NEV.
Ricordo ancora il timore della prima visita quando sono stato per la prima volta solo dinanzi ad un intervistato, alle prese con un protocollo che prevedeva domande da formulare in modo preciso e con il timore di non riportare esattamente il contenuto essenziale e le conclusioni dell’intervista stessa.
In quel momento mi sono reso conto dell’importanza della formazione e dell’indispensabile severità dei docenti del corso di formazione nel ripetere continuamente l’obbligo di seguire il protocollo dell’INVALSI. Ho anche apprezzato l’importanza di aver partecipato alle simulazioni che hanno reso possibile affrontare la conduzione delle interviste riducendo al minimo gli inevitabili errori.
Devo dire che tutte le scuole ci hanno accolto cordialmente come colleghi con i quali collaborare attivamente per la riuscita della visita condividendo lo spirito dell’incontro, alcune anche in modo conviviale, rispettando sempre il proprio ruolo.
Dopo la tensione delle interviste il momento più interessante è quello della prima restituzione, nel quale si evidenziano le prime conclusioni sulle quali il NEV è assolutamente unanime. Nel mio caso in quella occasione abbiamo sempre messo l’accento sui punti positivi che avevamo riscontrato, accennando appena alle aree degne di ulteriore approfondimento.
Altra cosa che voglio evidenziare è l’importanza degli strumenti da compilare dopo la visita e la differenza con quello da compilare prima della visita.
Dalla elaborazione statistica dei dati e dalla lettura dei documenti della scuola, confrontata con le rubriche di valutazione ho sempre elaborato un mio giudizio sul RAV della scuola giungendo spesso a valutazioni differenti rispetto a quelle della scuola.
Ho sempre condiviso questo primo giudizio con i componenti del NEV, ma non ne ho mai accennato con le scuole. Ed ho fatto bene! Infatti, è sempre accaduto che nel corso della visita ho rilevato una situazione, o esaminato un documento o effettuato una intervista che mi ha chiarito la situazione in modo più approfondito rispetto a ciò che emergeva dai nudi dati facendomi cambiare opinione un aspetto dell’istituzione scolastica visitata.
Infatti, ripensando agli esiti delle visite effettuate, ho potuto constatare che il punto forte del sistema di valutazione italiano è proprio la visita presso l’istituto scolastico, che è l’unico modo per capire come stanno realmente le cose. Soprattutto il contesto socio economico ed il territorio sono comprensibili solo dopo aver visitato i plessi e visto i luoghi. I paesaggi visitati sono stati diversi come è diversa l’Italia, ho visto territori di paesi piccoli, medi e di città e poi posti di mare, di collina e di montagna ed anche di isole. Ho visitato plessi piccolissimi in paesini di montagna o in isole, edifici storici ed architetture moderne, edifici cadenti ed anche plessi progettati da architetti famosi.
Altro aspetto importante è costituito dalle interviste, singole o di gruppo. Da quelle individuali, rigorosamente anonime, si ricavano le opinioni singole dei docenti e degli alunni sulle tematiche di loro pertinenza, da quelle di gruppo si ricava, oltre all’opinione specifica e singola sul tema anche qual è il sentimento comune del gruppo nei confronti della scuola nel suo insieme. Le interviste di gruppo sono quelle che forniscono un aiuto ad entrambi i partecipanti: I componenti del NEV capiscono qual è il clima scolastico effettivamente percepito. Gli intervistati prendono coscienza delle problematiche degli altri e ne fanno tesoro condividendole e trovando spesso un elemento di condivisione da cui partire per trovare un nuovo modo per partecipare alle attività della scuola al fine pienamente condiviso di migliorarla. In questa attività è fondamentale l’esperienza dei due intervistatori nell’arte della conduzione dei focus group che non è così banale come potrebbe sembrare ad un non addetto ai lavori.
Dopo tutti questi anni di attività periodica, ma intensa ho un unico punto oscuro: non conosco i motivi che hanno portato all’esclusione della mia laurea dai requisiti per continuare a far parte nei NEV.
L’esperienza nei NdV
Quando L’Ufficio Scolastico Regionale del Lazio ha pubblicato l’Avviso per la costituzione dei Nuclei di Valutazione dei Dirigenti Scolastici del Lazio ho pensato che era la naturale prosecuzione dell’attività di componente dei NEV inserito nello stesso contesto, seppure ad un fine leggermente diverso.
Ho partecipato a tutti gli eventi formativi ho potuto apprezzare che il metodo partiva da dove arrivava la valutazione dei NEV.
Infatti, prevedeva prima un esame documentale sugli stessi documenti dei NEV e poi la visita alla scuola con l’intervista al DS sui punti ritenuti da approfondire dai componenti del Nucleo di Valutazione.
Anche in questo caso condivido la composizione del nucleo a tre componenti con provenienze diversificate. Purtroppo nella composizione pratica è successo che la componente tecnica prevista dall’articolo 9 comma 4 “due esperti in possesso di specifiche e documentate esperienze in materia di organizzazione e valutazione. Un Nucleo deve sempre avere la presenza di almeno un dirigente scolastico” è stata rispettata per la parte relativa alla presenza del DS, ma non per la presenza dell’esperto esterno per assenza di candidature in numero adeguato sicuramente legata alla mancata previsione di un compenso, indispensabile se si desidera una competenza elevata. A questo proposito è il caso di citare Cerini, che a proposito del Sistema Nazionale di Valutazione, ha detto, «serve un investimento finanziario, ma ancor prima la convinzione politica e culturale che tutto ciò sia utile e importante per migliorare il sistema».
Anche l’esperienza nei NdV è stata positiva. In quel contesto ho potuto utilmente utilizzare la mia esperienza nei NEV e quella di esperto di statistica par fare un esame rapido ed efficace dei RAV delle scuole e contribuire in modo fattivo ai punti di vista del DS e del DT.
L’esperienza da consulente direzionale è invece tornata utile nell’analisi dei documenti di impostazione e gestione dell’organizzazione delle innumerevoli e diversificate attività che il Dirigente scolastico è chiamato a compiere tutti i giorni.
Ho potuto esaminare documenti ed atti molto diversi tra loro per impostazione e temi trattati, ma tutti erano il prodotto di un impegno profuso dai DS con l’obiettivo di gestire al meglio possibile l’istituzione scolastica a loro affidata. Certo i risultati verificati erano diversi: alcuni ottimi altri meno, ma questo è nell’ordine naturale delle attività umane.
La fase più importante dell’attività dei NdV prevista dal metodo a noi illustrato è la visita alla scuola che nei NEV è quella che fornisce gli elementi definitivi della valutazione. Questo primo anno è stato sostituito per mancanza di tempo da un breve contatto via SKYPE. Tale contatto ha sicuramente fornito elementi utili alla valutazione dei DS, ma le informazioni ricavate sono state inevitabilmente qualitativamente inferiori rispetto a quelle ottenibili da una visita in loco.
Spero molto che la visita sia possibile nel prossimo giro di valutazione dei DS.
Conclusioni
Termino formulando due auspici:
- Sia consentita una flessibilità nella gestione delle visite che consenta al dirigente tecnico, l’uso di un mezzo di trasporto più efficiente del servizio pubblico che altrimenti renderebbe ogni visita di durata pari ad una giornata lavorativa dall’alba alla notte compromettendo ulteriormente lo svolgimento di un numero consistente di incontri.
- Siano stanziati fondi in misura adeguata per prevedere un compenso ai membri del N.d.V. per i quali l’incarico non faccia parte del mansionario.